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L’ecografia è una metodica diagnostica non invasiva che utilizza ultrasuoni (onde sonore) emessi da particolari sonde appoggiate sulla pelle del paziente, per generare immagini di organi, tessuti e strutture sottocutanee del corpo. Tale metodica è utilizzata routinarimente in ambito radiologico, internistico, cardiovascolare ed ostetrico, ed è considerata un esame di base rispetto a indagini più complesse come la Tomografia Computerizzata (TAC) o la Risonanza Magnetica (MRI). L’enorme successo riscontrato dall’ecografia nei suddetti ambiti è stato favorito dalle sue grandi potenzialità diagnostiche e dagli indubbi vantaggi presentati da questa metodica, come la totale assenza di effetti biologici dannosi per il paziente, l’economicità, l’elevata ripetibilità e la rapidità di esecuzione dell’esame.

Applicazioni cliniche dell’ecografia

L’ecografia è attualmente impiegata nella diagnosi di numerose patologie e nello studio di molti organi nell’ambito dei seguenti settori diagnostici:

  • Ecografia internistica: si occupa dello studio delle affezioni legate ai seguenti organi: collo, tiroide, ghiandole salivari, tessuti molli di ogni distretto, linfonodi superficiali di ogni distretto, mammelle, fegato, colecisti, pancreas, milza, reni, surreni, linfonodi profondi, vasi addominali, tubo digerente, vescica, prostata, canali inguinali, pene, testicoli.
  • Ecografia muscolo – tendinea: è in grado di indagare con discreta precisione le strutture articolari (cartilagini, menischi e membrane sinoviali), le strutture periarticolari (tendini e legamenti) ed i fasci muscolari.
  • Ecografia ostetrica: consente di osservare in modo preciso tutti gli organi interni del basso addome (utero, ovaio..) e naturalmente l’ embrione ed il feto durante la gravidanza.
  • Ecocardiografia;
  • Ecografia vascolare;

L’ecografia non è indicata nello studio di organi circondati da osso ed aria in quanto gli ultrasuoni viaggiano bene nei tessuti contenenti acqua e non in quelli solidi e meno ancora in quelli in cui è presente molta aria. Infatti gli organi contenenti gas (come i polmoni) non sono esaminabili con questa metodica.

ECOGRAFIA DELL’ADDOME

L’ecografia addominale è una tecnica di diagnostica per immagini, che indaga la morfologia e lo stato di salute degli organi addominali. In particolare, con l’ecografia dell’addome superiore si esamina il fegato, la colecisti e le vie biliari, il pancreas, la milza, i reni ed i surreni, nonché le principali strutture vascolari ed i linfonodi della regione. Con l’ecografia addominale inferiore è invece possibile valutare l’anatomia e la funzionalità vascolare di vescica, prostata, utero ed annessi. La cosiddetta ecografia dell’addome completo raggruppa in un unico esame sia il segmento superiore che quello inferiore dell’addome.

ECOGRAFIA DELL’ADDOME SUPERIORE

Ha lo scopo, come anticipato, di indagare tutti gli organi della cavità addominale superiore per l’aspetto anatomico e vascolare: fegato, colecisti, vie biliari, pancreas, milza, reni, surreni. Può essere prescritta dal medico in urgenza o di routine per problematiche non chiare (dolori diffusi, masse non delimitate, esami ematochimici alterati) che richiedano un’indagine ampia di più organi, oppure per check-up preventivo in soggetti sani, che controlleranno gli organi addominali inferiori in un altro percorso come succede spesso per la donna con la valutazione dell’addome inferiore da parte del ginecologo e per l’uomo con la valutazione delle vie urinarie da parte dell’urologo.

Durata dell’esame:
L’ecografia dell’addome superiore dura mediamente 15-20 minuti.

Preparazione all’esame:
Per poter effettuare l’ecografia dell’addome superiore il paziente deve osservare il digiuno nelle 5-6 ore precedenti l’esame. È concesso bere acqua naturale.

ECOGRAFIA DELL’ADDOME INFERIORE

L’ecografia dell’addome inferiore (detta anche ecografia pelvica) è un esame diagnostico non invasivo effettuato per studiare i principali organi dell’addome inferiore o dello scavo pelvico (vescica, prostata maschile, genitali interni femminili).
Viene talora eseguita in ginecologia in sostituzione o a completamento dell’esame ecografico transvaginale.

A COSA SERVE L’ECOGRAFIA PELVICA 

L’ecografia dell’addome inferiore viene eseguita con varie motivazioni diagnostiche.
Nei pazienti di sesso maschile è generalmente eseguita dal radiologo o dall’urologo per studiare la vescica, la volumetria prostatica e la capacità di svuotamento vescicale (residuo urinario post-minzionale).
Nelle pazienti di sesso femminile viene eseguita dal ginecologo o dal radiologo generalmente per studiare utero, ovaie ed eventuali masse dello scavo pelvico, in particolare quando lo studio ecografico interno (transvaginale) sia non indicato(per es. nelle adolescenti) o non dirimente.
In casi selezionati possono anche essere studiati il colon, le anse intestinali e l’appendice.

Durata dell’esame:
La durata dell’ecografia pelvica è mediamente di 15/20 minuti.

Preparazione all’esame:
L’ecografia addome inferiore deve essere eseguito a vescica distesa. ll paziente viene quindi invitato a bere circa mezzo litro di acqua 2 ore prima dell’esame e a non urinare prima della sua esecuzione.

ECOGRAFIA DELL’ADDOME COMPLETO

L’esame viene richiesto al fine di valutare la maggior parte delle patologie che interessano l’addome e per avere un’immagine generale dello stato di salute dei suoi organi.

L’ecografia dell’addome completo non viene invece routinariamente utilizzata per le patologie legate al tratto gastro-intestinale (stomaco, intestino e colon), pur potendo fornire informazioni in casi selezionati.

Durata dell’esame:
Il tempo necessario all’esecuzione dell’ecografia dell’addome completo è di circa 10-20 minuti.

Preparazione all’esame:
Per poter effettuare l’ecografia dell’addome completo è necessario:

  • il giorno precedente l’esame: seguire una dieta alimentare leggera;
  • il giorno stesso dell’esame: essere a digiuno da cibi solidi da circa 5/6 ore senza però sospendere eventuali terapie; è consentita una normale idratazione con acqua naturale.

Per una corretta valutazione della vescica e del basso addome, è opportuno presentarsi all’esame con la vescica moderatamente distesa. Si consiglia quindi di non urinare nelle 3 -5 ore precedenti l’esame (a seconda delle proprie abitudini) oppure, dopo avere urinato circa 2 ore prima dell’esame, bere 2 bicchieri di acqua naturale per ottenere la giusta distensione vescicale.

QUANDO FARE L’ECOGRAFIA ADDOMINALE

Le condizioni di salute che inducono un medico a prescrivere l’esecuzione di un’ecografia addominale sono varie e numerose. Le più comuni sono le seguenti:

  • Presenza di dolore addominale o alla schiena, di una massa addominale pulsante e di ipotensione: quadro sintomatologico caratteristico dell’aneurisma dell’aorta addominaleL’ecografia addominale per lo screening dell’aneurisma aortico è raccomandata per tutti gli uomini di età compresa tra i 65 ed i 75 anni, purché fumatori od ex-fumatori. Analogo discorso per i soggetti di sesso maschile di età superiore ai 60 anni che sono fratelli o figli di pazienti affetti da aneurismi.
  • Rilevante calo di peso accompagnato a dolore addominale: può essere spia di un grave malfunzionamento di un organo (generalmente il fegato) o di una massa maligna;
  • Traumi addominali in seguito ad incidenti;
  • Colestasi di recente insorgenza: ostruzione del flusso biliare a livello epatico od extraepatico; si manifesta con dolore addominale talvolta a insorgenza improvvisa e violenta (coliche addominali), difficoltà digestive, scarso appetito, itterizia, colorazione chiara delle feci e scura delle urine
  • Tumefazione/massa di recente insorgenza (escluse parti molli): possibile spia di tumori maligni o benigni, di cisti o di ascessi, che possono essere distinti gli uni dagli altri mediante ecografia addominale;
  • Macroematuria non flogistica: rilevante presenza di sangue nelle urine, tale da conferire alle stesse un aspetto francamente rosso o marrone. Le patologie che più frequentemente si associano al ritrovamento di sangue nelle urine sono la presenza di calcoli, neoplasie o infiammazioni a livello del rene, della vescica o delle vie urinarie. L’ematuria può essere legata anche a tubercolosi, cistiti, uso di farmaci anticoagulanti, rene policistico, prostatiti, adenomi alla prostata o traumi interessanti il rene e/o le vie escretrici;
  • Febbre urosettica: febbre legata alla presenza di infezioni alle vie urinarie, con transitoria entrata nel circolo ematico dei patogeni. Si manifesta con febbre irregolarmente intermittente con picchi febbrili elevati (39-40°C), alla quale si sommano i sintomi dell’infezione urinaria.

ECOGRAFIA DELLA TIROIDE

L’ecografia della tiroide o tiroidea è in grado di fornire informazioni precise su anatomia e vascolarizzazione della tiroide e rappresenta un passo fondamentale nella diagnostica e nel follow-up terapeutico delle più importanti forme patologiche della tiroide; tra queste spiccano i tumori maligni differenziati che, fortunatamente, coprono una percentuale molto bassa delle patologie tiroidee.
In assenza di un nodulo rilevabile alla palpazione, l’ecografia tiroidea va eseguita nei soggetti in cui vi sia un sospetto di tireopatia, cioè di una patologia legata alla tiroide, o se esistano fattori di rischio genetico o ambientale per lo sviluppo di una patologia di tale natura.
L’ecografia della tiroide fornisce inoltre misure oggettive del volume della tiroide e delle lesioni in essa contenute, ed è in grado di evidenziare, anche grazie all’impiego del Color Doppler, elementi di malignità e selezionare le lesioni da sottoporre ad agobiopsia mirata mediante ago sottile.

QUANDO FARE L’ECOGRAFIA ALLA TIROIDE

L’ecografia è il primo mezzo strumentale che si utilizza per indagare la tiroide dopo la palpazione della ghiandola da parte del medico. In genere i segni che portano a pensare ad un problema alla tiroide, e che quindi rendono necessario l’esame di approfondimento, sono vari tra cui:

–  problemi di deglutizione;
–  problemi respiratori;
–  aumento delle dimensioni dell’organo;
–  continui abbassamenti del timbro della voce;
–  nei casi accertati con analisi del sangue (misura delle concentrazioni di T3 e T4) e della compromessa funzionalità tiroidea (ipertiroidismo, ipotiroidismo);
–  positività agli anticorpi anti-tiroide.

Durata dell’esame:
Il tempo necessario all’esecuzione dell’ecografia della tiroide è di circa 10-15 minuti.

Preparazione all’esame:
Non sono previste preparazioni specifiche per l’esecuzione di quest’esame.

ECOGRAFIA MAMMARIA

L’ecografia della mammella rappresenta, insieme alla mammografia, uno degli esami più utilizzati, in diagnostica senologica, per la diagnosi delle malattie della mammella, in quanto consente di diagnosticare con precisione patologie benigne come le cisti, i fibroadenomi, la mastopatia fibrocistica, e patologie maligne come i tumori.

QUANDO FARE L’ECOGRAFIA MAMMARIA

L’ecografia mammaria va effettuata in tutti i casi in cui vengono riscontrati noduli palpabili, modificazioni di forma e volume del seno, secrezioni del capezzolo, processi infiammatori, traumi. Se le caratteristiche della lesione riscontrata con l’ecografia sono sospette, l’indagine va completata con una mammografia, e/o eventuale biopsia. Nelle donne di età inferiore ai 40 anni l’ecografia viene eseguita come esame di prima scelta. Dai 40 anni in poi, o anche prima in caso di familiarità per tumori, la metodica di prima istanza è invece la mammografia e l’ecografia può essere associata a quest’ultima come esame di completamento. Tale esame diagnostico, si rivela inoltre utilissimo anche per la diagnosi e la valutazione dell’evoluzione di un processo infiammatorio della mammella (mastite), o di un ematoma verificatosi come conseguenza di un trauma sulla mammella. Si utilizza inoltre anche per la valutazione delle dimensioni di un tumore dopo trattamenti chemioterapici adiuvanti per i tumori della mammella e per lo studio della mammella con protesi.

Durata dell’esame:
Il tempo necessario all’esecuzione dell’ecografia mammaria è di circa 20 minuti.

Preparazione all’esame:
Non sono previste preparazioni specifiche per l’esecuzione di quest’esame.

ECOGRAFIA CUTE E SOTTOCUTE

L’ecografia cute e sottocute è un esame diagnostico non invasivo e assolutamente indolore, indicato per analizzare le lesioni cutanee e sottocutanee.

QUANDO FARE L’ECOGRAFIA CUTE E SOTTOCUTE

L’ecografia cute e sottocute viene frequentemente indicata per:

–  lo studio dei linfonodi benigni;
–  l’identificazione di lesioni nodulari cutanee e sottocutanee;
–  lo studio dello spessore del grasso sottocutaneo;

Grazie all’elevato potere risolutivo di questa tecnica, è possibile analizzare in profondità e con accuratezza ogni tipo di lesione. Nell’ambito dei tumori cutanei l’esame consente la determinazione di parametri quali dimensione e vascolarizzazione, facilitando l’eventuale intervento. Ultimamente l’ecografia della cute e del tessuto sottocutaneo ha riscosso notevole successo in campo dermatologico, soprattutto nell’indagine di psoriasi e sclerodermia. Il motivo è che questo esame fornisce maggiori dettagli sul decorso di queste malattie e quindi permette allo specialista di orientarsi verso la migliore cura necessaria.

Durata dell’esame:
Il tempo necessario all’esecuzione dell’ecografia cute e sottocute è di circa 10 minuti.

Preparazione all’esame:
Non sono previste preparazioni specifiche per l’esecuzione di quest’esame.

ECOGRAFIA MUSCOLO-TENDINEA

L’ecografia muscolo-tendinea o muscolo-scheletrica è una metodica diagnostica utilizzata per la diagnosi di tutte le patologie a carico dei muscoli o dei tendini. All’esame ecografico si distinguono bene infatti i fasci muscolari e la struttura fibrillare dei tendini, che appaiono come dei “nastri” biancastri e le eventuali lesioni di queste fibre, che appaiono più scure, le raccolte liquide, siano esse cisti o ematiche, che si presentano nere, i depositi di sali di calcio (calcificazioni) a livello dei tendini, delle borse e dei muscoli, che appaiono come delle formazioni irregolari più o meno estese bianche e non attraversabili dagli echi emessi dalla sonda.

QUANDO FARE L’ECOGRAFIA MUSCOLO TENDINEA

L’ecografia muscolo-scheletrica rappresenta l’esame di prima scelta in caso di contusioni, stiramenti e strappi muscolari (o sospetti tali), di tendiniti (al gomito, ginocchio, piede, mano, polso, caviglia, tendine di Achille), di tendinopatie della spalla, di cisti, borsiti, ematomi sottocutanei o intramuscolari.
Nel dettaglio tale metodica permette di diagnosticare:

  • patologie muscolari:
    –  mioentesiti
    –  lesioni muscolari
  • patologie tendinee:
    –  tendiniti
    –  tendinosi
    –  paratenoniti
    –  entesiti (t.rotuleo, t.quadricipitale, ginocchio del saltatore, epicondiliti, epitrocleiti, pubalgie)
    –  lesioni tendinee
    –  tendinopatie della spalla
  • borsiti
  • artrosinoviti
  • cisti sottocutanee, tendinee e sinoviali

Durata dell’esame:
Il tempo necessario all’esecuzione dell’ecografia muscolo scheletrica è di circa 15-20 minuti.

Preparazione all’esame:
Prima dell’ecografia muscolo-tendinea andranno rimosse eventuali medicazioni o fasciature presenti in corrispondenza della zona da esaminare.

 

ECOGRAFIA DELL’ANCA

L’ecografia all’anca è un esame ecografico, che viene consigliato (anche se non di routine) per diagnosticare precocemente un’anomalia congenita detta lussazione o displasia evolutiva dell’anca.

A COSA SERVE L’ECOGRAFIA DELLE ANCHE?

L’ecografia delle anche ci permette di visualizzare i rapporti articolari e la maturità dell’anca neonatale, valutando la morfologia e la crescita sia della cavità acetabolare (parte del bacino a forma di coppa), che della testa femorale, offrendoci la possibilità di individuare precocemente anomalie come la displasia (alterazione della morfologia dei componenti articolari) e la lussazione (perdita dei fisiologici rapporti articolari con fuoriuscita della testa femorale dalla cavità acetabolare).


CHE COSA E’ LA DISPLASIA DELLE ANCHE?

È un difetto congenito che comporta la fuoriuscita della testa del femore dalla propria sede o comunque un incongruo rapporto dell’articolazione dell’anca. Colpisce maggiormente il sesso femminile ed ha un incidenza dell’1,5 per mille.

QUALI SONO I RISCHI SE LA DISPLASIA NON VIENE CURATA?

Nel momento in cui il bambino inizia a camminare, quindi intorno ai 12 mesi, se la testa del femore non è stabile, il bambino acquisisce un’andatura anserina, ossia con il bacino oscillante.
Certo, anche a questa età la displasia è curabile, ma con minor probabilità di successo con la sola terapia conservativa (ossia con il divaricatore), inoltre la terapia è sicuramente più lunga e non di rado il difetto deve essere corretto chirurgicamente.
Al contrario, più precoce è la diagnosi, migliore è la prognosi di guarigione, poiché l’osso nei primi mesi di vita è più duttile.

L’ECOGRAFIA ALLE ANCHE VIENE PRESCRITTA DI ROUTINE?

Le linee guida nazionali diramate dall’Agenzia servizi sanitari regionali dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che per la diagnosi della displasia dell’anca c’è l’indicazione a fare l’ecografia solo qualora dovesse risultare positiva o dubbia l’esecuzione della cosiddetta manovra di Ortolani-Barlow (così chiamata dal nome dei medici che l’hanno messa a punto), una prova dinamica che serve a vedere se la testa del femore è dislocata o dislocabile dalla sua sede oppure no.
Anche se non è un esame di routine, però, di fatto l’ecografia dell’anca viene prescritta ormai dalla stragrande maggioranza dei pediatri, a prescindere dall’esito della manovra di Ortolani-Barlow.

QUANDO VA FATTA DI PRECISO L’ECOGRAFIA?

In un periodo compreso tra i 45 e i 60 giorni di vita del neonato, a meno che, con la manovra di Ortolani, non vengano rilevati problemi precedentemente.
È importante rispettare questa fascia di tempo perché prima dei 45 giorni la maggior parte delle anomalie eventualmente presenti sono suscettibili di guarigione spontanea, quindi si rischia di diagnosticare un problema che poi si risolve da sé.
È bene anche non rimandare troppo l’esame: a 3 mesi l’anca deve risultare normale ed un’eventuale lussazione richiede una diagnosi ed un trattamento precoci.

Durata dell’esame:
L’ecografia delle anche dura pochi minuti e non reca nessun fastidio al neonato.

Preparazione all’esame:
L’ecografia dell’anca non prevede una preparazione specifica.

ECOGRAFIA EPATICA E DELLE VIE BILIARI

Una delle applicazioni più frequenti dell’ecografia è lo studio del fegato. Esso è infatti un organo facilmente esplorabile nella maggior parte delle condizioni tanto che l’esame ecografico risulta essere la prima metodica di indagine nello studio del fegato. Infatti, nei pazienti sottoposti a trapianto, l’ecografia del fegato o epatica viene impiegata per studiare in dettaglio lo stato del fegato sia prima che dopo l’intervento.

QUANDO FARE L’ECOGRAFIA DEL FEGATO E DELLE VIE BILIARI?

L’ecografia del fegato e delle vie biliari va effettuata in caso di patologie epatiche quali: le epatiti, infettive o non, acute o croniche; la cirrosi epatica, con le sue complicanze; i tumori del fegato; le lesioni epatiche benigne (cisti, angiomi) e le lesioni focali; metastasi epatiche di tumori insorti in altra sede; ittero (colorazione giallastra della cute); affezioni biliari (calcoli, dolore post-rimozione della cistifellea); steatosi (presenza di grasso nel fegato). L’ecografia epato-biliare comprende anche lo studio delle strutture vascolari, e può pertanto fornire utili informazioni circa la patologia delle vene sovraepatiche e della vena porta. L’ecocolor-Doppler è infatti uno strumento indispensabile nello studio del fegato; la valutazione del sistema portale, infatti, se eseguita in modo accurato, deve prevedere anche la valutazione della presenza e della direzione del flusso ematico, indispensabili nella valutazione dell’ipertensione portale nelle epatopatie e nella diagnosi di esclusione della trombosi portale. Mediante l’ecocolor-Doppler è inoltre possibile ottenere informazioni relative al flusso nelle vene sovraepatiche, dato importante sia nella patologia epatica che cardiaca. L’analisi del flusso ematico, inoltre, è spesso utile anche nella valutazione di alcune lesioni focali e nelle formazioni a carico della parete della colecisti.

Durata dell’esame:
L’esecuzione dell’ecografia epatica e delle vie biliari dura circa 10-15 minuti.

Preparazione all’esame:
Per questo tipo di ecografia è necessario essere a digiuno almeno nelle 5-6 ore precedenti l’esame (dopo i pasti la colecisti si svuota e non può essere visualizzata). È opportuno inoltre evitare di mangiare verdura cruda, frutta non sbucciata, legumi, latte e latticini nei tre giorni precedenti l’esame. Tali alimenti tendono infatti a fermentare nell’intestino e a produrre gas (meteorismo) che impedisce agli ultrasuoni di passare. In caso di sensazione di gonfiore addominale si può associare alla dieta l’assunzione di carbone vegetale o farmaci che riducono la produzione di gas intestinale.

ECOGRAFIA DEL PANCREAS

L’ecografia del pancreas è un esame diagnostico che viene effettuato per studiare il pancreas, i suoi dotti e le strutture vascolari connesse.

PERCHE’ FARE L’ECOGRAFIA PANCREATICA

L’ecografia pancreatica serve a verificare l’eventuale presenza di una patologia a carico del pancreas. Nello specifico, tale metodica permette di individuare la presenza di cisti, infiammazioni acute o croniche (pancreatiti) e neoplasie di natura benigna o maligna.
Con questo esame è inoltre possibile evidenziare eventuali problemi alle vie biliari come dilatazioni, calcoli e tumori.

Durata dell’esame:
L’ecografia pancreatica ha una durata media di 15-20 minuti, che può variare in base alle problematiche incontrate nel corso dell’esame.

Preparazione all’esame:
Per poter effettuare l’ecografia pancreatica è molto importante che il paziente osservi il digiuno nelle 8 ore precedenti l’esame. Può essere utile una dieta leggera e povera di scorie nei due giorni precedenti l’esame, per ridurre al minimo la distensione del colon. È concesso bere acqua naturale.

ECOGRAFIA DELLA MILZA

L’ecografia della milza o splenica è una metodica diagnostica che consente di effettuare uno studio morfovolumetrico dell’organo, che trova nelle variazioni di diametro e nella presenza di eventuali focalità (angiomi; cisti; metastasi) le sue condizioni patologiche più frequenti.

QUANDO FARE L’ECOGRAFIA DELLA MILZA

In generale, l’ecografia della milza trova applicazione nello studio di:

  • Anomalie congenite della milza. Difetti caratterizzati da un’anomala forma o struttura presente sin dalla nascita. Possono interessare la milza nella sua totalità oppure la sua posizione;
  • Spenomagalie. Un aumento di volume della milza, oltre le dimensioni usuali. Varie le cause:
    –  Flogistiche: dovute ad una reazione del nostro organismo in difesa ad uno stimolo dannoso, ad es. nella mononucleosi infettiva e nelle epatiti virali;
    –  Congestizie: per un eccessivo accumulo di sangue nell’organo, come nella cirrosi epatica, nella trombosi della vena porta o della vena splenica, nello scompenso cardiaco;
    –  Oncologiche: per l’infiltrazione dell’organo da parte di cellule tumorali;
    –  “sovraccarico di lavoro” come nelle anemie emolitiche;
    –  accumulo patologico di proteine anomale come nell’amiloidosi.

L’ ecografia della milza ha funzione di conferma del sospetto clinico di splenomegalia, permettendo la diagnosi differenziale con masse palpabili di altra natura. L’ ecografia splenica, permette inoltre, di quantificare l’entità della splenomegalia, consentendo così al medico di valutare anche le modificazioni dell’organo nel tempo, in relazione all’andamento della malattia e della terapia impiegata.

  • Raccolte liquide. Si tratta di raccolte di liquidi (ad es. siero o sangue) nella cavità addominale. Ascite secondaria alla cirrosi epatica o l’emoperitoneo secondario ad un trauma addominale sono esempi di tali problematiche.
  • Lesioni focali della milza. Calcificazioni, cisti, angiomi, ascessi e tumori sono valutabili con elevata sensibilità dall’ecografia della milza.
  • Traumi addominali. L’organo più spesso interessato nei traumi dell’addome è la milza. L’ ecografia della milza permette di rilevare la presenza ed il tipo di lesione (ad es. lacerazione, rottura) e il conseguente spandimento ematico. Tale “spandimento” può avvenire in sedi diverse: nel contesto all’organo; al di sotto della sottile capsula fibrosa che riveste la milza stessa; nella cavità addominale.

Durata dell’esame:
L’esecuzione dell’ecografia splenica dura circa 10-15 minuti.

Preparazione all’esame:
Per questo tipo di ecografia è necessario essere a digiuno nelle 4 ore precedenti l’esame.

ECOGRAFIA DEI RENI E DELLE VIE URINARIE

L’ecografia dei reni e delle vie urinarie è una tecnica diagnostica utilizzata per studiare la volumetria e la morfologia renale, e per individuare la presenza di eventuali patologie organiche quali malformazioni, cisti, tumori e calcoli.

QUANDO FARE L’ECOGRAFIA DEI RENI E DELLE VIE URINARIE

Le indicazioni principali all’esecuzione dell’ecografia renale sono:

  • la ricerca di calcoli in seguito ad episodi di eventi dolorosi (coliche renali),  bruciore o fastidio nell’urinare (disuria), ripetuta presenza di sangue nelle urine (ematuria);
  • sospetto di patologia neoplastica (l’ecografia è in grado di evidenziare sia tumori maligni che formazioni benigne, come: cisti renali e angiomiolipomi);
  • sospetto di una patologia malformativa;
  • ipertensione cronica o diabete.

Ulteriore impiego dell’ecografia renale è il monitoraggio dei pazienti affetti da insufficienza renale cronica onde valutare nel tempo mutamenti nell’ “aspetto” dell’organo. L’ Ecografia dei Reni è altresì la metodica di prima istanza nella valutazione delle paziente che sia stato sottoposto a trapianto di reni al fine di verificare il corretto funzionamento dell’organo stesso.

A scopo preventivo, l’ecografia renale può confermare il normale stato dei reni, o evidenziare eventuali patologie silenti e, pertanto, spesso ancora allo stato iniziale. Qualora si riscontri – attraverso l’ecografia renale –  una patologia, allora, seguiranno ulteriori indagini (TAC, Risonanza Magnetica o cistoscopia) in funzione della tipologia di malattia rilevata.

Durata dell’esame:
La durata dell’ecografia renale è mediamente di 15-20 minuti.

Preparazione all’esame:
L’esame si effettua a digiuno da 6/8 ore e comunque con un ultimo pasto povero di grassi. Nei due giorni precedenti privilegiare pasti a base di proteine (carne, pesci, uova) escludendo carboidrati e verdure al fine di limitare la quantità di aria nell’intestino la quale risulterebbe di ostacolo all’esame.

ECOGRAFIA FOLLICOLARE

L’ecografia follicolare o dell’ovulazione consiste nel seguire ecograficamente la crescita dei follicolo/i fino a quando non avviene l’ovulazione ossia lo scoppio del follicolo stesso ed il rilascio dell’ovocita nelle tube (che corrisponde al periodo in cui si ha la massima fertilità).
Tale esame è utile in tutti i casi in cui si ha difficoltà a restare incinte, poiché consente non solo di sapere quali sono i giorni più fertili del mese, ma anche di instaurare eventuali terapie che migliorano la qualità ovocitaria, come ad esempio farmaci a base di antiossidanti e inositolo, oppure di stimolare l’ovulazione con farmaci a base di LH.
Il monitoraggio si inizia qualche giorno prima di quando si pensa possa verificarsi l’ovulazione (ad esempio, se il giorno approssimativo dell’ovulazione è al 12° giorno, si comincia dal 9°) e consiste in una serie di ecografie transvaginali o transaddominali eseguite a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, attraverso le quali si misurano due parametri: il diametro del follicolo più grande (cioè quello che sta portando a maturazione l’ovocita) e lo spessore dell’endometrio.
L’ovulazione è infatti imminente quando il follicolo raggiunge un diametro tra i 18 e i 22 millimetri (segno che è pronto per ovulare) e l’endometrio ha uno spessore di 8-12 millimetri.
Quando si raggiungono questi valori, il medico consiglia alla coppia di concentrare i rapporti nei 3-4 giorni successivi, quando è più elevata la possibilità di restare incinte.

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